mercoledì 26 gennaio 2011

"PI SAN MARTINU OGNI UTTI HA U SO VINU" per San Martino ogni botte ha il suo vino

Finita la fermentazione, il mosto diventa vino ma la buona o cattiva qualità, come il sapore, dipende molto dalla botte che, se è opportunamente curata, darà sempre ottimo vino.

Quindi, a novembre preso un campione di vino col "tasto" si procede all’assaggio e, quando non era destinato al commercio all’ingrosso, si travasava in un’altra botte pulita e disinfettata per farlo invecchiare, per consumarlo in famiglia e per commerciarlo a minuto mettendo davanti la porta un fascetto di rami con foglie di carrubo ossia "fraschi i carruva". Quindi nella botte si metteva il "cicaluoru" che più tardi veniva sostituito dal rubinetto in quanto più pratico per piccoli prelievi di vino che veniva scrupolosamente misurato prima di versarlo con l’imbuto nelle bottiglie, magari prima facendone assaggiare un bicchiere, preso dalla caraffa o "cannatuni" smaltato, che normalmente stava al di sotto del rubinetto per recuperarne le eventuali gocce.

Ma, data la notevole produzione e la forte gradazione alcolica e il sapore corposo, oltre l’80% del vino veniva destinato all’esportazione che si effettuava a Malta, in Francia, nel nord Italia e finanche in America, dove veniva usato per tagliare e per migliorare i vini locali.

Tasto, dal latino Taxare, in siciliano Tastu.

Strumento, fatto artigianalmente di canna, che utilizza il più capace dei cannoli estremi nel quale è praticata una piccola apertura nella parte superiore. Ciò consente, immergendolo nel vino dal foro esistente nella pancia della botte, di prelevare un piccolo campione da assaggiare, in siciliano "tastari" da cui il nome "tastu".

Strumento, fatto interamente in latta, che si basa sull’enunciato di E. Torricelli messo in pratica agli inizi del 1900 dal lattoniere Zarino Vincenzo. In base a questo principio fisico, chiudendo il buco superiore del lungo tubo di latta e introducendolo, dalla parte dell’ampolla, nella botte col vino, questo non poteva entrare nel tasto per via dell’aria presente, ma non appena si toglieva il dito dal buco, il tasto si riempiva, per cui richiudendo il buco, il vino, per via del vuoto, non poteva più fuoriuscire. Ciò consentiva di poter prelevare un campione del vino contenuto nella botte dalla profondità desiderata, mentre col tasto tradizionale di canna si prendeva sempre quello superficiale.

Cicchetto, dal francese Chiquer, in siciliano Cicaluoru.

Specie di tappo in legno, di costruzione artigianale, con foro passante e "spina" per chiuderlo, si metteva in basso nel "timpagnu" della botte e serviva per piccoli prelievi di vino da assaggiare.

Rubinetto, dal francese Robinet, in siciliano Rubinettu, anticamente Margarita.

Di produzione industriale, è costituito da due pezzi di legno leggermente troncoconici, di cui quello più grande ha un foro che, da una estremità, arriva ad incrociarsi con l’altro foro passante dell’altra estremità dove alloggia la cannula allo stesso modo forata. Ciò consentiva, con la rotazione della cannula, la fuoriuscita o no dei liquidi e, nel nostro caso, del vino. Veniva messo a circa 5 cm dal punto più basso del "timpagnu" della botte consentendo prelievi di modesti quantitativi di vino.

Litro, dal greco Litra, in siciliano Litru.

Si tratta di un’unità di misura per liquidi, come il vino. È costruito in latta, l’esemplare di cui trattasi ha il timbro dell’ufficio pesi e misure, che garantiva la misura verificata. Veniva usato nella vendita pubblica al minuto.















Mezzo litro, dal greco Litra, in siciliano Mienzu litru.

Si tratta di ½ dell’unità di misura, di costruzione artigianale, per liquidi come il vino. È costruito in latta, l’esemplare di cui trattasi non ha il timbro dell’ufficio pesi e misure, veniva usato nella vendita privata al minuto.
Un quarto di litro, dal greco Litra, in siciliano ‘Nquartu i litru.

Si tratta di 1/4 dell’unità di misura, di costruzione industriale, per liquidi, come il vino. È costruito in latta, l’esemplare di cui trattasi ha il timbro dell’ufficio pesi e misure, che garantiva la misura verificata. Veniva usato nella vendita pubblica al minuto.













Imbuto, dal latino Imbuere (p.p. Imbutum), in siciliano Mutu.

È realizzato artigianalmente interamente in latta, è costituito da una parte troncoconica da cui è ricavata una stretta fascia in alzata, tramite l’impiego di una macchina bordatrice, e dalla "cannedda", o cannula stretta che è saldata al vertice del cono. Serviva per il travaso dei liquidi in piccoli recipienti.











Fiasco, dal basso latino Flasco, in siciliano Sciascu.

Vaso in ceramica invetriata, di costruzione artigianale, di forma arrotondata con piede e bocca stretti e due manici opposti, per protezione è rivestito con strisce di canna e verga di olivastro lavorate come un corbello. Serviva per contenere il vino, che si poteva bere durante la giornata di lavoro.















Carratello, dal basso latino Carrata, in siciliano Carratidduzzu.

Contenitore di vino da ½ litro, di forma alquanto ovale.
È realizzato artigianalmente con tavole di castagno sagomate, o doghe, tenute da quattro cerchi ovali in sottile ferro piatto, o "raetta", di cui i due estremi trattengono il fondo e il coperchio, ossia "timpagni". Al centro del coperchio vi è un modesto foroper riempirlo di vino, che si beveva succhiando da un piccolo foro laterale, che veniva chiuso da una spina di legno.
Contenitore di vino da 1 litro, di forma alquanto ovale. È realizzato artigianalmente con tavole di castagno sagomate, o doghe, tenute da quattro cerchi ovali in sottile ferro piatto, o "raetta", di cui i due estremi trattengono il fondo e il coperchio, ossia "timpagni". Al centro del coperchio vi è un modesto foro per riempirlo di vino, che si beveva succhiando da un piccolo foro laterale, che veniva chiuso da una spina di legno.









Carratello, dal basso latino Carrata, in siciliano Carratieddu i na quartara.

Contenitore di vino da 10 litri, di forma alquanto ovale. È realizzato artigianalmente con tavole di castagno sagomate, o doghe, tenute da quattro cerchi ovali in sottile ferro piatto, o "raetta", di cui i due estremi trattengono il fondo e il coperchio, ossia "timpagni". Al centro del coperchio vi è un modesto foro per riempirlo di vino, che si beveva succhiando da un piccolo foro laterale, che veniva chiuso da una spina di legno.









Botte, dal basso latino Butta, in siciliano Uttaccieddu.

Contenitore da 5 litri per vino pregiato da offrire agli ospiti e perciò veniva messo in bella vista. Di forma alquanto cilindrica è realizzato artigianalmente con tavole di castagno sagomate, o doghe, tenute da sei cerchi in sottile ferro piatto, o "raetta", di cui i due estremi trattengono il fondo e il coperchio, ossia "timpagni".
Al centro della pancia vi è un modesto foro per riempirlo di vino, che si prelevava da un piccolo rubinetto sul "timpagnu".

Imbuto, dal latino Imbuere (p.p. Imbutum), in siciliano Mutu i buttigghi.

È costruito artigianalmente in latta e si compone di una parte troncoconica, o "pillirina", con al vertice saldata una cannula, o "cannedda", che ha nel lato interno una griglia, ricavata da un tondello di latta bombata, detta "sponza" e fungente da filtro durante il riempimento delle bottiglie.

Bottiglia, dal latino medioevale Buticola, in francese Bouteille, in spagnolo Botija, in siciliano Buttigghia.

Contenitore in vetro scuro, di costruzione artigianale, per liquidi come il vino, di forma cilindrica un po’ svasata, con un collo che si restringe in modo da avere una bocca stretta che veniva chiusa da un tappo di sughero.

















Fiasco, dal basso latino Flasco, in siciliano Fiascu.

Contenitore di vetro, di produzione industriale, a forma di ampolla o sfera, con alto collo che si restringe in modo da formare una bocca stretta che veniva chiusa da un tappo di sughero. Per protezione, e per questioni di stabilità, doveva essere per forza impagliato con foglie di una pianta acquatica, detta "ura".
Contenitore in vetro scuro, di costruzione artigianale, per liquidi come il vino, di forma cilindrica un po’ svasata, con un collo che si restringe in modo da avere una bocca stretta che veniva chiusa da un tappo a scatto in porcellana, con guarnizione in gomma.



















Boccale, dal greco Baukalis, in latino Baucalis, in siciliano Bucali, propriamente Cannatuni.Bicchiere, dal latino Bucar, in siciliano antico Bàcara, in siciliano Bicchieri.

Contenitore grande in ceramica invetriata, di costruzione artigianale, per vino, di forma grossomodo cilindrica, con un manico e nel lato opposto un beccuccio pronunciato per versare il vino. È decorato con mulino, fiume e albero a colori giallo, verde, marrone e azzurro, su sfondo chiaro.
Piccoli vasetti in vetro chiaro, di costruzione artigianale, robusti e tozzi di forma grossomodo cilindrica per mescervi il vino negli assaggi, brindisi, ecc..

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